Bullfinch, Timisoara, 28 settembre 2515.
Huck Haggerty è un corer sbronzo in
mezzo a rimmer sbronzi.
Corer sbronzo, malinconico e lingua
lunga.
Rimmer sbronzi, ribelli e confederati.
Se questa fosse una reazione chimica,
lui se ne terrebbe a distanza. Forse scapperebbe dal laboratorio,
dato il potenziale tossico dei due elementi combinati insieme.
Se fosse una mano di poker, e quelle le
due carte che gli sono state servite, lui abbandonerebbe di colpo la
partita. Stranamente non tenterebbe neanche un bluff, considerate le
scarsissime possibilità di uscire dalla mano senza ulteriori
perdite.
Se fossero materiale per una bomba, e
il chimico con quelle ci sa fare, probabilmente rinuncerebbe al
tentativo di metterli insieme. Troppo rischioso, dato il potenziale
esplosivo. Roba che ti scoppia tra le mani, direbbe.
Purtroppo al momento il chimico è
troppo carico di whisky, ingurgitato per festeggiare l'Exodus Day o
per dimenticare la lontananza da casa, per ragionare lucidamente.
Se fosse in laboratorio finirebbe con
lo scatenare una nuvola tossica, al tavolo da gioco perderebbe tutto,
la bomba salterebbe senza detonatore.
E' invece in una piazza piena di rimmer
sbronzi, ribelli e confederati.
“Happy X-Day, gente!”
Mentre qualche passo esitante lo stacca
dal più vicino falò l'allegria alcolica porta il corer a salutare
sconosciuti e distribuire pacche sulle spalle, sorrisi, auguri e
accento di Cap City. Il suo percorso verso il campo dove ha
parcheggiato la spacesick è costellato di brindisi con gli indigeni
più sbronzi o meno razzisti, di occhiatacce da quelli meno sbronzi o
più razzisti.
Poi finisce con l'incontrarne uno molto
sbronzo e molto razzista.
“Cazzo fai qui, insetto corer?”
“Happy X-Day a te!”
Quello che si para davanti ad Huck, più
che un uomo, è un armadio. Ne ha tutte le caratteristiche
strutturali, considerati i due metri d'altezza e la massa di muscoli,
e a giudicare dall'esterno sembra avere anche il quoziente
intellettivo di un pezzo di mobilio.
Fissa il chimico con uno sguardo
aggressivo e ubriaco che non promette nulla di buono.
Quello replica allungando la bottiglia
verso di lui, in un'alcolica offerta di pace.
Mister Armadio sventola in aria una
mano grande come mezzo Huck e fa volare quell'offerta a infrangersi a
terra, con rumore di vetri e di liquore sprecato.
“Non bevo con le ragazzine di
Horyzon.”
“ .. il mio whisky.”
“Cazzo fai qui, merda alleata?
“Festeggiavo, prima di ..”
“Non hai un cazzo da festeggiare, da
queste parti.”
“A dire il vero..”
“Sei una spia?”
“Una spia?”
“Una fottutissima spia di quelle
mezzeseghe della flotta.”
“E cosa dovrei dirgli, che avete
buoni falò e pessimi alcolici?”
“Non mi piacciono i corer,
soprattutto le spie.”
“Non sono una spia. Lavoro per..”
Prima che possa completare la frase,
rivelando le connessioni più o meno influenti, la già citata manona
del suo simpatico amico si abbatte sulla faccia del chimico con
decisamente meno simpatia.
Huck crolla a terra, sul terreno zuppo
della leggera pioggia che ha bagnato i festeggiamenti di Timisoara.
Armadio ride, aggiunge qualche insulto
contro i corer e “non farti più vedere”.
Huck allarga braccia e gambe, spalanca
la bocca per riprendere fiato. Si rimetterà in piedi solo dopo
qualche minuto e un borbottio dopo.
“Happy Exodus Day, Polaris.”
Si presenterà al matrimonio di Bolton
con un occhio nero.