Monkey Wrench, da qualche parte nello spazio, 15 ottobre 2515.
Apre gli occhi. Quello che vede lo
lascia confuso, sorpreso.
E' seduto ad un tavolo da poker. Sul
panno verde sono sparsi cumuli di chips, banconote, bicchieri e
bottiglie. Ha in mano due carte. Buone carte. La cosa è rara, con la
sfortuna che lo perseguita, ma non è questo a stupirlo. E' la
compagnia al tavolo.
Bill Blackbourne lo fissa oltre una
nuvola di fumo di sigaro. Incredibilmente, sorride.
“Haggerty, ti sei addormentato? Sta a
te.”
Colpisce con un tocco delicato la punta
del sigaro, la cenere precipita al suolo.
“Quante volte ti devo dire di non
buttare la sporcizia a terra, Bill?”
La voce suona famigliare. Il chimico si
volta, incuriosito, verso la figura al fianco dell'Head di Hall
Point. Vi trova, non senza stupore, Molly Cox.
“Poi non pulisco, ve lo dico. Fate
sempre pulire me. Cenere, cartacce, sangue.”
“Non è stata colpa mia. E' Hag che
sporca.”
Un posto più in là, al tavolo verde,
c'è Joe Black. Che alza le mani, come se si stesse arrendendo, e
sogghigna. “Diglielo, Hag. Sono innocente.”
Huck non fa in tempo a rispondere,
perchè un'altra voce si inserisce nella conversazione.
“Innocente un cazzo. Ti avremmo già
arrestato, se quello lì avesse parlato.”
C'è un dito accusatorio puntato contro
il chimico. Risalendo oltre mano, polso e braccio, si trova una
divisa militare. All'interno, Coco Aguilar.
“A proposito, Haggerty. Sta a te
parlare..”
“..e non abbiamo tutta la notte. C'è
una guerra da combattere.”
La frase arriva dall'ultimo
partecipante alla partita. Huck si volta, sempre più incredulo, e
trova nel posto accanto a sé Jack Rooster. Che al contrario
dell'alleata non è in divisa, ma nello stesso vestito che indossava
al matrimonio di Ritter.
“Muoviti, chimico.”
Sbatte le palpebre. Scola in un sorso
il bicchiere di whisky che ha davanti. Guarda le proprie carte.
Guarda Bill, Molly, Dragan, Coco, Jack. Guarda la montagna di gettoni
colorati. Ne spinge una parte verso il centro del tavolo.
“Raise.”
Blackbourne, senza parlare e senza
smettere di sorridere, chiama la puntata. E così tutti gli altri,
tranne Cox. La pilota sospira, scuote il capo, abbandona la mano.
“Fold. Io con questo..” alza lo
sguardo su Huck. “..non voglio avere a che fare. Mi sono lavata le
mani della sua vita tanto tempo fa.”
Molly fa scivolare la sedia indietro,
si alza. Prima di allontanarsi lascia un bacio sulla guancia di
Dragan. “Non barare, fratello.”
Una volta controllate le puntate, il
Dealer gira tre carte sul panno verde. E' solo a questo punto che
Huck si accorge di chi sta facendo il mazzo. Avrebbe giurato che un
attimo fa non c'era, eppure è lì, seduto in mezzo a loro. Profeta
Vandoosler. Con gli occhi densi di switch, una camicia fradicia
incollata ai muscoli e il tono zuppo di una fiduciosa sicurezza. “Deve avere un ottimo motivo.”
Il chimico non ha il tempo per
replicare, perchè questa volta è Bill ad aggiungere al piatto un
nuovo rilancio. Rooster e Black chiamano, senza esitazioni. Huck ci
pensa, ma fa lo stesso.
“No. Lascio anche io.”
Coco, invece, abbandona la mano e il
tavolo.
“Non è attendibile. Avessi carte
migliori potremmo intavolare una trattativa in merito..”
“Non è colpa mia se hai carte
schifose, sorella.” La voce ed il sorriso arrivano da Andre, che
invitato da un'occhiataccia di Jack (la stessa occhiataccia rifilata
a Dragan quando, mesi prima, festeggiò un matrimonio bombardando il
cielo) taglia corto per girare un'altra carta sul tavolo.
La quarta. Ne manca una, e stanno
giocando ancora in quattro.
“Stai bluffando, ammiraglio.” fa
Joe.
“Hai solo un modo per uscire bene da
questa situazione.” risponde lei, con un cenno del capo verso le
pila di gettoni del Weaver.
Huck invece guarda prima le proprie
carte, poi le proprie chips, quindi le carte sul tavolo. Due assi in
mano, due sul panno verde. Poker.
Non può perdere.
“All In.” Spinge tutto quello che
ha oltre l'immaginaria linea che separa i propri gettoni da quelli
nel piatto. E' avvolto da un senso di sicurezza, di tranquillità,
che non prova da anni. Almeno fuori dalla cabina del capitano della
All Saints.
“D'accordo. All In.” Fa Black.
“All In.” Fa Jack.
“All In e rilancio.” Fa Bill,
stupendo la compagnia. Qualche secondo di sgomento dopo è Vandoosler
a chiedere spiegazioni.
“Hai finito le chips, Blackbourne.
Con cosa rilanci?”
L'Head di Hall Point abbandona il
sigaro nel posacenere. Alza la destra, ormai libera, per puntarla
verso Huck. L'indice teso contro il volto sorpreso del chimico.
“La vita di Haggerty.”
Huck apre la bocca per protestare, ma
qualsiasi bestemmia volesse strillare non esce. Si rende conto,
all'improvviso, di essere senza voce. Cerca di alzarsi, ma le gambe
non rispondono. Abbassa gli occhi sulle proprie carte e al posto dei
due assi, di quella mano certamente vincente, trova un pezzo di carta
su cui è disegnato un teschio. Un teschio con un cappello da
giullare.
“La vita di Haggerty. Ci sto.”
“Anche io.”
La partita, nel frattempo, continua
senza di lui.
Jack, Bill e Dragan attendono il
verdetto della fortuna, giocandosi il suo destino.
Andre Vandoosler fa per girare l'ultima
carta, quella decisiva. Si blocca a metà di quel gesto. Si volta
verso Huck. Sorride.
“mi dispiace, fratello.”
..
Huck Haggerty si sveglia in un bagno di
sudore, nel buio di un compartimento nascosto in una nave in volo
chissà dove, ansimando in cerca di ossigeno.
Prenderà a calci le paratie metalliche
fino a quando non otterrà una bottiglia di whisky.